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Scheda di archivio


Collocazione


Livello di descrizione

U. D. Manoscritto

Autore

Franca Brambilla Ageno

Titolo (incipit)

Appunti, vita del Sacchetti (cc.7-19)

Data Iniziale

1935

Data Finale

1990

Consistenza

8 cc.

Contenuto

Si descrivono qui di seguito alcune carte autografe di Franca Brambilla Ageno a proposito della vita di Franco Sacchetti (cc. 7-19):

“Il S. nel capitolo 244, 1-2, scritto intorno al 1390, dice di avere poco più di cinquant’anni, e nel sonetto 266b, 9-10, riferibile al 1396, di aver compiuto i sessant’anni. Era dunque nato, da Benci del Buono, e da Maria figlia di Francesco speziale di Bologna, nel 1336 circa, probabilmente a Ragusa dove Benci e Francesco speziale erano stabiliti già nel 1322-1323 (cfr. E. Li Gotti, “Franco Sacchetti raguseo”, nel volume “Restauri trecenteschi”, Palermo, Palumbo, 1947, pp. 52-60). Il 19 genn. 1351 Franco presto giuramento all’atto dell’immatricolazione nell’Arte del Cambio, e il 14 marzo 1352, il 18 febbr. 1353, 1l 20 marzo 1354 appare iscritto all’Arte come Socio di Antonio di Forese Sacchetti e di Bernardo Corradi. Il 15 genn. 1353 sposò Felice di Niccolò di Iacopo Strozzi e ne ricevette in dote 500 fiorini d’oro. Poiché durante la quaresima dello stesso anno era a Firenze, dove ascoltò le prediche di maestro Francesco da Empoli sui denari del Monte Vecchio (Sposiz. 35, 22-33), e nel sonetto 12 si accenna alla compagnia di fra Moriale, costituitasi nel 1354, e alla prima discesa di Carlo IV di Lussemburgo, che è del 1355; poiché d’altronde la canzone 47 e la 58 pare scritta poco dopo che, il 15 gennaio 13…, i capitani di parte guelfa avevano fatto approvare una legge che aggravava quella del 17 agosto 1354 contro i ghibellini, è evidente che il viaggio in Schiavonia di cui si parla nella canz. 14 va collocato fra la primavera del 1355 e l’estate del 1357. Nel 1362 gli morì il fratello Andreuolo. Alla peste dello stesso anno si riferisce probabilmente il madrigale 65. La frottola 64, indirizzata al Pescione de’ Cerchi, e i sonetti 66a-b in tenzone con lui, saranno da porre fra il 1358 e il 1362, forse nel periodo trascorso a Marignolle quando il Sacchetti vi aveva accolto il Pescione (Lett. a Iacomo di Conte, 9, 26-27). Alla fine d’ottobre 1362 o poco dopo il S. scrisse contro i pisani la canzone 94, e della fine di giugno 1363 dev’essere il son. 102, che si riferisce alla morte del capitano dei fiorentini Pier da Farnese. Dall’agosto 1363 il Sacchetti fu rettore di Monteveltraio, nella diocesi di Volterra. A una castellania vanno riportati forse il son. 87 a Iacopo di Francesco (del Bene – “Iacopo mio, un cavalier è stato”) e certo il son. 90, a Domenico di Ser Guccio Pucci, da cui si deduce con sicurezza che il S. era lontano da Firenze: si tratta di castellania anteriore a quella di Monteveltraio, oppure queste rime sono spostate. Posteriore al nov. 1365 è certo il son. 105, che si riferisce alla morte di Niccolò Acciaiuoli. Alla fine di un’estate, non sappiamo di che anno, va ascritta la canzonetta 109, in cui si parla di una brigata che si raduna, appunto nella bella stagione «su Marignolla sovrana» (v. 11). Ma il son. 112 è indubbiamente o della fine del 1364 o del principio del 1365 contro gente malcontenta della pace con Pisa conclusa nel 1364, e il son. 114 deve riferirsi all’offerta d’un comunicato a Firenze che il governo fiorentino fece fare al Petrarca (che si trovava allora a Venezia) nella primavera 1365. I sonetti 119a-b, in tenzone con Ciscranna de’ Piccogliuomeni da Siena, a proposito della pace con Pisa devono essere dello stesso periodo, e dell’ott. 1365 sono datati il son. 120-121 in morte del maestro Francesco da Empoli. Nel 1366 il S. fu estratto castellano d’Àvena insieme con Ser Ventura Niccoli (Li Gotti, “Franco Sacchetti”, pp. 25 e 115-6), e a quella castellana si riferisce la tenzone con Ugo delle Paci (124a-126b, cfr. 125b, 1-8); e ad Àvena, nel Casentino; oppure l’anno dopo, quando il Sacchetti fu podestà di Mangona nel Mugello (Li Gotti, “Franco Sacchetti”, pp. 25 e 116) fu composta la famosa ballata “O vaghe montanine pasturelle” (131). A questa podesteria va riferito il son. 133 indirizzato a messer Bernardo priore di S. Andrea di Mugello. Nel 1368 (aprile) fu dei capitani della lega e venne destinato a Cascia. La canzone 141 fu scritta fra il 21 ott. e il 13 dic. 1368, periodo in cui Carlo IV, sceso in Italia per la seconda volta, fu a Roma con Urbano V, mentre i due sonetti 137 e 138 inseriti probabilmente prima della canzone perché avanzava una parte bianca della c. 22v sono posteriori rispettivamente al 20 dic. 1369 (sconfitta di Cascina) e al 10 genn. 1370 (presa di S. Miniato). Nello stesso anno si maritò «riccamente» la sorella di Franco, Franceschina (nella lettera del 15 aprile 1397 ad Astore Manfredi, h279b, 6, è detto che si era maritata ventisei anni prima). La canzone 149, contro Bernabò Visconti, è forse da riportare al principio del 1371. A un altro periodo di podesteria è da riferire la tenzone con Andrea di Pietro Malavolti (160a-162b, cfr. 162a, specialmente v.16, e 162b, e anche 164, 13-14).
Canz. 168: dopo la definitiva vittoria ottenuta da Firenze sugli Ubaldini (ott. 1373).
Canz. 169 e son. 170: per la mortalità del 1374 (durante la quale il S. sembra esser rimasto a Firenze).
Canz. 173: per la morte del Petrarca (20 dic. 1375).
Canz. 181: per la morte del Boccaccio (20 dic. 1375).
A fine luglio 1376 il S. parte per Bologna con Bernardo di Matteo Velluti e Filippo di messer Alamanno degli Adimari come ambasciatore e osservatore al seguito di Rodolfo da Camerino.
Canz. 189: contro papa Gregorio XI, dopo la sua partenza da Avignone per Roma (13 sett. 1376).
Son. 190: tardo autunno 1376.
Son. 191 a-b: probabilmente fine gennaio 1377, quando si avvertirono nei collegati e nella stessa Firenze segni di stanchezza.
Distico 193: 1377.
Canz. 194: dopo il sacco di Cesena (febbr. 1377, cfr. vv. 52-65).
Il 30 luglio 1377 fu tratto podestà della Montagna fiorentina (Casentino).
Canz. 197: dopo che l’Acuto era passato al servizio di Firenze (apr. 1377, cfr. vv. 79-84).
Al principio d’ott. 1377 o poco prima morì la moglie del Sacchetti, Felice. Se il son. 195 fu scritto immediatamente o poco dopo questa morte; sarebbe errata la data 1378; il 196 fu nell’aprile successivo. Ma i due sonetti furono aggiunti alla fine della c. 36r, scritto forse parecchio dopo la stesura, in uno spazio rimasto libero; e può darsi che le date siano esatte, cioè che il 195 sia un sonetto d’avversario, posteriore al 196.
Il son. 207, in lode di Salvestro de’ Medici, è datato 22 giu. 1378.
Il son. 208 appare posteriore al 22 luglio 1378, cioè durante il breve predominio del popolo minuto; e press’a poco la stessa occasione avrà il 211, contro l’ambizione. Nel mese di sett. 1378, terminato il predominio del popolo minuto (31 ag.), Franco si rivolge ai «collegi» nella canz. 213, esaltando le virtù cardinali. Dalla fine del 1378 o il principio del 1379 [1378 secondo lo stile fiorentino] è la canz. 215 contro i falsi profeti. Il 15 ott. 1379 fu giustiziato, in seguito alla nota congiura, il fratello di Franco, Giannozzo. Forse a questa circostanza si riferisce il son. 212. Non è possibile dire quando furono composti esattamente i capitoli 188, 198-203, 206; certo il 188 è anteriore al 1381 (cfr. v. 81); il 203 ha un’aggiunta del 1396; e il 204, seconda redazione del 188, è posteriore al luglio 1399 (cfr. vv. 136-141) e inserito a questo punto in uno spazio bianco (risultato insufficiente). Dal nov. 1379 al maggio 1380 camerario della compagnia di Orsanmichele (cfr. Canz. 219, «per lo male stato di tutta Italia»: datata del 1380). Le prime tre stanze si trovano raschiate a c. 25r=23r, cioè insieme con componimenti risalenti circa al 1370. È probabile che il S. abbia continuato in questa occasione un componimento rimasto interrotto anni prima. Del 1381 la tenzone con Antonio o Antonino piovano di san Martino a Vado (216a-218b), che in quell’anno lesse privatamente in Firenze la “Divina Commedia”. Il giugno 1381 fu mandato in ambasceria «ad partes Lombardiae» insieme con Filippo Franchi e Giovanni Corradi e vi stette una quarantina di giorni. Partì col figlio Filippo e andò per mare, passando per Genova. Al ritorno la nave fu assalita dai pirati ed egli fu spogliato di quanto aveva con sé, e suo figlio Filippo fu ferito. A Firenze fu indennizzato dai signori con 75 fiorini d’oro. Il 6 sett. 1381 fu tratto podestà di Empoli, il 1° ott. di Firenzuola, il 13 nov. di Susinana: a Empoli e a Firenzuola non sembra essersi recato. Nel marzo 1382 lo troviamo podestà di Serravalle nuova. Nell’ottobre dello stesso anno si recò a Milano presso Bernabò Visconti, ma che scopo avesse l’ambasceria non risulta. A questo soggiorno milanese si riferisce la tenzone con maestro Andrea da Pisa (220 a-b). Il 26 febbr. 1382 è estratto riformatore di Montaione in Val d’Evola sotto il vicariato di S. Miniato, in luogo di Bartolomeo di Francesco Guasconi. Nel marzo 1383 fu inviato a Genova (cfr. N177, 17; 177bis, 1). In un atto del 5 maggio 1383 compare a Firenze, già marito di Ghita di Piero Gherardini. Il 31 luglio viene estratto per consigliere o per richiesto in luogo di Coppo di Lapo de’ Medici, morto nella pestilenza; e nel marzo-aprile 1385 è dei priori per il quartiere di S. Giovanni (N 137, 4; Stefani). All’ott. 1384 risalgono i sonn. 225a-b, in corrispondenza con Antonio Pucci, sull’acquisto d’Arezzo. Probabilmente nella seconda metà del 1384 era degli Otto della guardia e scriveva il son. (227) destinato alla loro udienza. Il 4 sett. 1385 i suoi figli Niccolò e Filippo risultano immatricolati nell’Arte del Cambio (il primo già nel 1382 era sposato e riceveva incarichi dal Comune, come la podesteria di Romena). Sulla fine del 1385 il S. fu proposto per ambasciatore a Genova; ma, tratto podestà di Bibbiena, preferì «purgare i suoi peccati tra l’alpi apennine che fra l’onde marine» (lett. 4, del 15 febbr. 1386, a Rinaldo Gianfigliazzi, capitano d’Arezzo). Da Bibbiena, febbr. 1386, sono datate la consolatoria a Franceschina degli Ubertini per la morte del figlio (Lett. 3) e i biglietti scambiati con Vita da Poppi, eletto a organizzare i festeggiamenti per l’incoronazione di Carlo III re d’Ungheria (lett. 5a-b; Carlo, il 13 di quel mese, era già stato assassinato). Ancora del 1386 (seconda metà) i sonetti 228a-b, in cui Antonio Pucci e il Sacchetti commentano la guerra, mossa da Firenze al conte d’Urbino, e il 231, nel quale il Sacchetti fa melanconiche considerazioni sugli avvenimenti recenti (cfr. 238). I sonn. 233a-b sono del nov.-dic. 1386, perché di tale bimestre è il priorato di maestro Bernardo medico. Probabilmente del 1387 sono i sonn. Scambiati con Benuccio da Orvieto (234a-236b) che accennano a grave malattia dello scrittore (cfr. 234b), e con Giovanni Gherardi da Prato (237a-b). Alla prima metà (12) d’ag. 1388 si riferisce la lett. 6, sulla fuga di una sua schiava, e probabilmente la versione dello Stabat Mater (R 247, cfr. 361, 33-42). Nella seconda metà d’ag. 1388 andò al Bagno a Corsena (sonn. 240a-241b) e là si trovò con Michele Guinigi da Lucca ed ebbe la disgrazia d’essere sbattuto a terra da un mulo imbizzarrito. Dal sett. 1388 è per quattro mesi dei gonfalonieri di compagnia e prende parte alle consulte. Per il 1389 viene eletto, insieme con Leonardo di Antonio dell’Antella, soprintendente ai lavori dell’Oratorio di Orsanmichele (cfr. R 302, 37-40). Nel 1390 è di nuovo nei Consigli, e dal marzo al maggio parla per i dodici buonuomini. Intorno a quest’anno dev’essere stato scritto il cap. 244 (cfr. vv. 157-158, dove si ricorda Biagio Guasconi, morto il sett. 1389). Per il periodo dal 1° ott. 1390 a tutto il genn. 1391 è tratto per il Consiglio del popolo. Il 6 apr. 1391 è eletto camerario delle prestanze. Del luglio 1391 è lo scambio di lettere (8a-b) con Donato Acciaiuoli allora gonfaloniere di giustizia. Dopo la sconfitta di Alessandria in cui però per l’Armagnac (24 luglio) continua a essere nei consigli fino ai primi mesi del 1392. Dal 15 luglio 1392 al 15 genn. 1393 podestà di San Miniato, mentre ne era vicario Rinaldo Gianfigliazzi (cfr. R252c, 5). I primi quaranta giorni li passò ammalato (R250b, 1); scrisse poi a Michele Guinigi per rallegrarsi che si fosser risolti in modo favorevole ai Guinigi i disordini del maggio a Lucca (R 250a-d); e nell’ott.-nov. scrisse a Piero Gambacorti signore di Pisa e ne commentò melanconicamente la morte violenta (R252a-c253). Nel 1394 manda un son. (255) a Filippo Magalotti, capitano di Todi, chiedendogli di raccomandarlo a Malatesta di messer Pandolfo de’ Malatesti, signore di Todi, cui aveva indirizzato un son. due anni prima (R255-255). Son. 256: per il guasto delle vigne del 1395. Il 2 nov. 1395 fece testamento. Dal 5 nov. 1395 è per un anno (cfr., 259a-b) podestà di Faenza: tenzone con Ser Antonio [Baruffaldi] da Faenza, 257a-258b; sonetti scherzosi diretti ad Astore Manfredi, 260, 262 e canzone in suo onore, 261. Lettera 9 a Iacomo da Perugia, che godeva il favore di Astore (cfr. N 121, 14-15; 157, 17-19); lett. 10 ad Agnolo Panciatichi, podestà di Bologna, per la fuga di due suoi fanti. A Faenza, ai primi d’ag. 1396, gli morì la moglie Ghita, di cui rimane l’epitaffio. Uscendo d’ufficio il 5 nov. 1396, manda ad Astore una copia di parte delle sue rime (son. 263). Tornato a Firenze, sposò il 19 dic. 1396 Giovanna di Francesco di ser Santi Bruni (il contratto dotale è del 9 genn. 1397). Il 30 dic. scriveva ad Astore una pistoletta (lett. 11), lamentando di aver trovato la sua città in guerra. Il 23 marzo 1397 vengono devastati e arsi i suoi poderi di Marignolle dalle soldatesche di Alberigo da Barbiano. Di due giorni dopo sono i dodici sonetti (268-279a), che egli indirizza ad Astore (279b). (Cfr. anche 280, 281, 282 a-b). Astore risponde approvando, e il S. replica ancora (284a-b). I sonetti in corrispondenza con Bernardo medico (285a-b) alludono ai disordini dell’ag. 1397 contro la Parte guelfa. Il 25 nov. 1397, son. 287 per le nozze di Gian Galeazzo Manfredi con Gentile di Gabriello Malatesta. Il 3 genn. 1398 richiede l’eredità della defunta sorella Agnesina. L’8 ag. 1398 rivolge ai propri una supplica perché gli riducano le tasse. Fine ag. 1398, son. 288 per l’elezione a gonfaloniere di giustizia di Guido di messer Tomaso [di Neri del Palagio] e per la vittoria ottenuta al serraglio di Mantova su Iacopo dal Verme. Nell’ott. 1398 capitano a Portico di Romagna, si rivolge a Lodovico degli Alidogi signore di Imola (294a-b); nel nov. scambia rime con Giovanni Mendini (293a-b295 a-b); nel dic. si congratula con Pino degli Ordelaffi, signore di Forlì, perché ha sconfitto una compagnia di Bartolomeo da Gonzaga. Al principio del 1399 appartiene la canz. 297 e il capitolo 298 per la nascita di Bertrando, figlio di Lodovigo degli Alidogi. Nel 1399 il Sacchetti rivolge a Gian Colonna, andato a Firenze per farsi pagare dalla Signoria i servigi resi l’anno prima, i due son. 299 e 300, e gli presta il libro delle rime, che Gian Colonna fa copiare, come risulta dalla nota da lui apposta a c. 66v. Manca ogni prova che il copista di cui si valse il Colonna fosse Simone Serdini detto il Saviozzo e che alla stessa occasione si riferiscono i sonetti 182a-b, nel primo dei quali Niccolò delle Botte lamenta che un Simone non gli abbia lasciato vedere il libro delle rime (questi sonetti dovrebbero risalire al 1375-1377). Dello stesso anno, dopo il luglio, è la seconda redazione del capitolo 188 (-204). Gli ambasciatori di Ladislao, che annunciavano che Ladislao aveva preso tutto il reame, tranne le castella di Capuana e Castel Nuovo, giunsero a Fir. il 18 ag. (1399, Anonimo) 399, 5. Anteriore all’8 ag. 1399 è invece la frottola 308, perché in tal giorno giunse a Firenze la notizia che il re Ladislao era entrato in Napoli (cfr. v. 65). Il 3 marzo 1400, il S. partì per S. Miniato come vicario. A questo estremo periodo della sua vita deve appartenere la canzone 308, rimasta interrotta. Intorno al 15 agosto morì di peste.”

Nomi

Franca Brambilla Ageno
Franco Sacchetti
Benci del Buono
Antonio di Forese Sacchetti
Bernardo Corradi
Felice di Niccolò di Iacopo Strozzi
Francesco da Empoli
fra Moriale
Carlo IV di Lussemburgo
Schiavonia
Andreuolo
Pescione de’ Cerchi
Marignolle
Iacomo di Conte
Pier da Farnese
Iacopo di Francesco
Domenico di Ser Guccio Pucci
Niccolò Acciaiuoli
Ciscranna de’ Piccogliuomeni
Ser Ventura Niccoli
Ettore Li Gotti
Ugo delle Paci
Franceschina Sachetti
Astore Manfredi
Bernabò Visconti
Andrea di Pietro Malavolti
Ubaldini
Petrarca
Boccaccio
Bernardo di Matteo Velluti
Filippo di messer Alamanno degli Adimari
Rodolfo da Camerino
Gregorio XI
Salvestro de’ Medici
Giannozzo
Filippo Franchi
Giovanni Corradi
Serravalle
Milano
Bernabò Visconti
Andrea da Pisa
Montaione in Val d’Evola
Bartolomeo di Francesco Guasconi
Ghita di Piero Gherardini
Coppo di Lapo de’ Medici
Antonio Pucci
Rinaldo Gianfigliazzi
Franceschina degli Ubertini
Carlo III re d’Ungheria
Benuccio da Orvieto
Giovanni Gherardi
Michele Guinigi
Leonardo di Antonio
Biagio Guasconi
Donato Acciaiuoli
Armagnac
Rinaldo Gianfigliazzi
Piero Gambacorti
Filippo Magalotti
Pandolfo de’ Malatesti
Ser Antonio [Baruffaldi]
Iacomo da Perugia
Agnolo Panciatichi
Giovanna di Francesco di ser Santi Bruni
Alberigo da Barbiano
Gian Galeazzo Manfredi
Gentile di Gabriello Malatesta
Guido di messer Tomaso [di Neri del Palagio]
Iacopo dal Verme
Lodovico degli Alidogi
Giovanni Mendini
Pino degli Ordelaffi
Bartolomeo da Gonzaga
Lodovigo degli Alidogi
Gian Colonna
Simone Serdini
Niccolò delle Botte
Ladislao

Luoghi

Bologna
Ragusa
Palermo
Firenze
Empoli
Monte Vecchio
Lussemburgo
Monteveltraio
Volterra
Pisa
Siena
Casentino
Mangona
Mugello
Cascia
Cascina
S. Miniato
Avignone
Roma
Cesena
Orsanmichele
Italia
san Martino a Vado
Genova
Empoli
Firenzuola
Montaione in Val d’Evola
Arezzo
Bibbiena
Poppi
Urbino
Prato
Bagno a Corsena
Lucca
Alessandria
Todi
Faenza
Perugia
Marignolle
Barbiano
Mantova
Portico di Romagna
Imola
Forlì
Capuana
Castel Nuovo
Napoli

Ordinamento

Le carte sono state numerate a lapis.

Scheda a cura di

Caterina Canneti

Revisione a cura di

Elisabetta Benucci