Fascicolo
9. “Rezzi Luigi Maria”
20 aprile 1826
18 settembre 1854
Il fascicolo contiene 24 documenti: un foglietto con appunti biografici e 23 lettere di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi per il periodo 20 aprile 1826 - 18 settembre 1854. Le lettere sono state ordinate cronologicamente perché in disordine e con vecchia numerazione in alto a sinistra a lapis, che non sempre coincide con l’attuale. Dalla corrispondenza si evince che è Luigi Maria Rezzi a proporre e poi ottenere che Manuzzi diventi precettore e figura di riferimento spirituale in casa Covoni Pandolfini. È allegato, riteniamo casualmente, un fascicolo, intestato “Stuart Letizia”, con quattro lettere in francese della nobildonna inviate da Firenze al Cavalier Gozzani a Palazzo Borghese a Roma, fra il 1827 e il 1829.
Il fascicolo dedicato a Luigi Maria Rezzi conserva: A, foglietto con indicazioni biografiche su Luigi Maria Rezzi; 1, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Forlì, Roma 20 aprile 1826, nella quale Rezzi elenca i compiti che sono richiesti a Manuzzi nel prendere “il carico della educazione de’ figliuoli del Conte Pandolfini Covoni”; 2, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Forlì, Roma 16 maggio 1826, nella quale lo informa che il Conte Giambattista Pandolfini Covoni e la consorte Flaminia lo aspettano a Firenze alla fine di giugno; 3, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Forlì, Roma 23 maggio 1826 (ultime indicazioni sul suo trasferimento a Firenze presso i Covoni Pandolfini); 4, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 5 febbraio 1828, nella quale, dopo aver accennato all’edizione controversa di un volgarizzamento di Sallustio da farsi a Roma, Rezzi chiede a Manuzzi di procurargli alcuni libri, fra i quali alcuni fascicoli dell’“Antologia” di Giovan Pietro Vieusseux; 5, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 12 luglio 1828, nella quale, dopo aver chiesto alcuni libri, commenta il disagio di Manuzzi, importante letterato e abile maestro, di dover essere precettore di un piccolo bambino; 6, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 4 giugno 1829, dove si sofferma a lodare l’opera di Antonio Cesari, “Antidoto pe' giovani studiosi contro le novità in opera di lingua italiana”, anche se non concorda pienamente con le posizioni dell’abate veronese; coglie inoltre l’occasione per spedirgli alcune opere antiche, fra le quali un dramma di Ottavio Rinuccini e una canzone di Chiabrera; 7, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi, Roma 6 marzo 1831 (breve lettera di saluti); 8, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 15 agosto 1832, nella quale parla, con qualche rilievo negativo, del volgarizzamento curato da Manuzzi del “Sermone di S. Bernardo” (“Della miseria umana, sermone di s. Bernardo volgarizzato nel buon secolo della lingua”, Firenze 1832); parla poi di alcune pubblicazioni che Manuzzi ha in programma, come il volgarizzamento delle epistole di Cicerone, che lo stesso Rezzi ha in mente di stampare a Milano; 9, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 1 settembre 1832, nella quale accenna a diverse opere e volgarizzamenti che sono stati stampati e che vuole fargli avere; 10, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi, Roma 20 settembre 1832: nella lunga missiva, dopo aver commentato “il numero delle lezioni manifestamente errate che voi avete lasciate nel testo [del S. Bernardo]”, Rezzi risponde punto per punto, e in ben tre facciate di lettera, alle “censure vostre all’operetta mia”; 11, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 14 ottobre 1832, nella quale parla a lungo dei volgarizzamenti di autori latini che sta curando e che entreranno in conflitto con i volgarizzamenti delle medesime opere curate da Manuzzi (anche perché collazionano manoscritti differenti). Si sofferma pertanto sui pro e i contro di una situazione editoriale del genere; allega inoltre una “Tavola delle voci citate nel Vocabolario cavate dal Libro delle Dicerie”; 12, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 14 novembre 1832, dove si lamenta della mancata risposta alla sua lettere precedente: “Fa un mese ch’io v’ho inviato una lunghissima mia, nella quale, dettovi con amichevole libertà e schiettezza tutto ciò che m’ha data cagione di lagnarmi di voi, e mostratovi non esser opera da vero e buono amico che voi metteste ad effetto il proponimento di ristampare il volgarizzamento della Catilinaria da me stampato” (vd. Giuseppe Manuzzi, “La prima orazione di M. T. Cicerone contro Catilina volgarizzata da Ser Brunetto Latini”, Firenze, Passigli, 1834); 13, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 11 dicembre 1832, nella quale si duole di non aver ricevuto risposta a quanto da lui proposto: “Nella mia de’ 13 ottobre di tre cose fra l’altro vi pregava. La prima era che mi cedeste le lezioni varie de’ testi da me pubblicati, trovate da voi ne’ mss. fiorentini. La seconda che mi cedeste pure quelle delle Dicerie volgarizzate di Sallustio. La terza che mi comunicaste quanto avevate trovato a dire del libro delle Dicerie: al qual fine vi mandavo il catalogo delle voci citate, pregandovi di farmi conoscere se io ne aveva o no lasciata fuori alcuna”; 14, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 18 febbraio 1833 (breve lettera con la quale si scusa per non aver risposto ai dubbi critico-letterari di Manuzzi; si duole della salute malferma di Giuseppe Montani); 15, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi, s.l. né data, presumibilmente databile, per il contenuto, alla primavera del 1833; la lettera contiene un elenco di lemmi proposti a Manuzzi per il suo vocabolario, più un allegato di 2 cc. con “Voci non citate nel Vocabolario degli Accademici della Crusca […] cavate da un Ms. Barberiniano”; 16, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 30 maggio 1833 (dal timbro postale), nella quale comunica di aver ricevuto “il saggio del vostro nuovo vocabolario e gustatolo, ho posto mano a spogliare due mss. delle voci non citate e a trascriverle”; 17, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 22 giugno 1833, nella quale comunica di aver ricevuto “il saggio del nuovo vocabolario, che vi siete proposto nell’animo di pubblicare quanto prima” e gli suggerisce una lunga serie di informazioni su vocaboli, preposizioni, aggettivi al fine di “toglier via i tanti errori ne’ quali gli accademici hanno malamente inciampato” (cfr. “Vocabolario della lingua italiana già compilato dagli Accademici della Crusca ed ora novamente corretto ed accresciuto dall'abate Giuseppe Manuzzi, Firenze, Passigli, 1833-1840, 4 voll.); 18, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 8 aprile 1834, nella quale ribadisce, con tono perentorio: “Io sono apparecchiato sempre a mandarvi lo spoglio delle voci e maniere di dire non citate, tolte dai mss. barberiniani, se voi v’obbligherete a mandarmi due esemplari del nuovo vocabolario”; 19, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 29 settembre 1849, nella quale elenca sia i libri che non possiede più sia quelli che può dargli in vendita (a questo proposito è allegato il foglietto 18A, di mano di Manuzzi, con l’elenco dei libri disponibili per l’acquisto); si sofferma poi su varie opere manoscritte, fra le quali il “Fiore de’ Filosofi e di molti altri savi”, che si leggono in alcuni manoscritti corsiniani e su alcune voci tratte da esso; 20, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 1 febbraio 1850 (breve lettera, nella quale si lamenta di non avere avuto risposta alla missiva precedente); 21, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 15 aprile 1853, dove si complimenta con Manuzzi per l’elezione ad accademico corrispondente della Crusca (è allegata la piccola busta 20A, con l’indirizzo di Manuzzi); 22, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 15 febbraio 1854 (ancora su alcune opere manoscritte conservate alla Corsiniana); 23, Lettera di Luigi Maria Rezzi a Giuseppe Manuzzi a Firenze, Roma 18 settembre 1854, con la quale presenta un suo discepolo che si stabilirà a lungo a Firenze per “dar opera agli studi di bella letteratura e del nostro nativo linguaggio”.
Elisabetta Benucci
Elisabetta Benucci